Rovigo 4 luglio 2015 – Com’era prevedibile, in questi giorni sulla stampa locale si sta sviluppando un dibattito fra esponenti del PD sull’esito delle recenti elezioni regionali ed amministrative.
Proprio la pesantezza della sconfitta, che non ho mai sottovalutato, fin dalle prime dichiarazioni rilasciate dopo lo spoglio del ballottaggio per l’elezione del Sindaco di Rovigo, ci impone la necessità di una profonda ed ampia riflessione, già iniziata in seno alla direzione provinciale e fra gli iscritti al PD rodigino.
Ho sentito parlare di un eccesso di ottimismo e di una carenza di strategia, di una sopravvalutazione della tattica e del politicismo a scapito del dialogo e del confronto con la città e i suoi bisogni.
Devo essere sincero: non ho mai pensato che il risultato conseguito dal PD un anno fa alle Europee potesse farci cullare sugli allori, anche perché le sconfitte di Padova, Livorno, Perugia e Potenza, roccheforti del centrosinistra cadute di lì a poco nelle mani degli avversari politici, stavano a testimoniare la “contingenza” del grande consenso ricevuto alle Europee da Renzi e dal PD. Anche la bassissima affluenza alle urne nelle elezioni regionali dell’Emilia-Romagna nello scorso autunno era stato un campanello d’allarme importante.
Non abbiamo nemmeno sottovalutato il ritardo con il quale il nostro partito era stato ricostruito e seriamente riorganizzato a Rovigo, in città, dopo lo scotto della sconfitta elettorale del 2011; di fatto il gruppo consiliare del PD si era ritrovato negli ultimi anni da solo a portare avanti l’opposizione all’amministrazione Piva, non potendo avere al fianco un partito che nel Comune di Rovigo si era progressivamente sfaldato e che la precedente segreteria provinciale non era riuscita a rimettere in carreggiata.
Per questi motivi, dopo il nostro Congresso abbiamo dato vita ad organismi dirigenti ampiamente rappresentativi di tutte le “anime” del PD e abbiamo costituito folti gruppi di lavoro per l’elaborazione del programma per la Rovigo del nuovo inizio; abbiamo anche deciso di coinvolgere i rodigini nella scelta popolare del nostro candidato a Sindaco tramite Primarie aperte di coalizione, che sono state un indubbio successo di partecipazione. All’indomani delle Primarie Nadia Romeo e le forze politiche e civiche che la sostenevano hanno subito iniziato a costruire dal basso il programma da proporre ai rodigini, tramite numerosi incontri pubblici nelle frazioni, nei quartieri, nel centro, con le associazioni culturali, di volontariato, sportive, nonché con le varie categorie produttive.
Abbiamo proposto un programma elettorale apprezzato da tutti, anche da altre forze politiche come il movimento Cinque Stelle, così come abbiamo cercato di alleare tutti coloro che volessero amministrare la città in discontinuità con l’esperienza di Piva e che volessero cimentarsi nel progetto di un vero e autorevole Capoluogo del Polesine, punto di riferimento economico, culturale e sociale di un’area vasta.
Hanno purtroppo prevalso a mio avviso i seguenti fattori:
– un clima sociale da “ruspa”, abilmente cavalcato da Salvini e dalla Lega Nord a fronte delle ondate immigratorie degli ultimi mesi, nonché del crescente e sempre più diffuso senso di insicurezza sociale, alimentato da disoccupazione e povertà crescenti;
– il risultato fortemente negativo delle elezioni regionali, causato principalmente dalla forza della candidatura di Zaia e dalla nostra incapacità di mettere in campo un’idea del Veneto vicina alle aspettative dei Veneti (colpa non imputabile al PD di De Menech ma all’inadeguatezza del gruppo dirigente precedente);
– il senso di smarrimento provocato negli elettori del PD e del centrosinistra dall’escalation di scandali che purtroppo hanno colpito anche nostri esponenti (“Mafia capitale”, rapporti fra cooperative “rosse” e malavita, liste di impresentabili ed altro);
– l’impatto elettorale negativo di riforme scarsamente comprese nella loro utilità da pezzi di società italiana (scuola, lavoro, sistema elettorale);
– una spinta corale meno energica scontata dal PD e dal centrosinistra durante la campagna elettorale rispetto alle Primarie (che sicuramente vanno svolte in largo anticipo sulla consultazione elettorale);
– un radicalismo fuori tempo di qualche soggetto della sinistra, che nel primo turno ha provocato nel campo del centrosinistra divisioni non più ricomponibili al ballottaggio;
– il drenaggio di consensi indirizzatesi verso la lista civica di Silvia Menon, ispirata e sostenuta anche da qualche esponente del PD;
– l’antico vezzo dei “centristi” di approvvigionarsi dal “forno” ritenuto più capiente in termini di chances di vittoria finale, dopo l’esito del primo turno, sull’onda del grande risultato di Zaia e della Lega.
Nonostante la pesante sconfitta, ritengo che il Partito Democratico debba e possa immediatamente mettere in campo un proprio progetto per la Rovigo del 2020, attorno al quale costruire anche una nuova classe di amministratori comunali.
Ritengo utile non andare verso una nuova (ennesima) conta congressuale, per non disperdere energie, per evitare ulteriori lacerazioni, per reimpostare tutti assieme la nostra linea politica tramite una conferenza programmatica da tenersi nel prossimo autunno, che segni l’avvio di un’azione corale di rigenerazione del PD nel nostro territorio
Il segretario Provinciale PD – Julik Zanellato