Rovigo 1 dicembre 2015 – Apprendiamo dalla stampa che per Massimo Bergamin la necessità di rafforzare i presidi di sicurezza sul territorio resta una priorità che verrà ribadita giovedì in prefettura al tavolo per l’ordine e la sicurezza, insieme a tutti gli attori istituzionali preposti.
Per il Sindaco di Rovigo la richiesta di collaborazione all’Esercito non è una boutade così come la determinazione di scrivere a Putin per chiedere un aiuto e dal quale prendere esempio nella difesa dei propri cittadini.
A tal proposito sono opportune alcune riflessioni.
Vivere in Russia oggi non è come vivere in Italia e a Rovigo: criminalità, corruzione, violenza, povertà sono molto più diffuse che da noi; inoltre quello è un Paese a democrazia fortemente contingentata, nel quale il diritto di critica politica è di difficile espressione ed il giornalismo d’inchiesta è del tutto imbavagliato.
Putin ed il suo regime non sono senz’altro esempio di democrazia, di libertà e di sicurezza per i propri cittadini, tanto meno per i popoli che confinano con la federazione russa.
Lo dovrebbero sapere anche Bergamin e il suo “capitano” Salvini.
Ma ciò che più sorprende è la mancata sottoscrizione da parte del Sindaco di Rovigo del documento che tutte le associazioni imprenditoriali e i sindacati hanno siglato assieme ai parlamentari polesani per chiedere al Governo di non toccare la Prefettura di Rovigo, anche per le conseguenze che il suo accorpamento a Padova comporterebbe: ridimensionamento della Questura e di tutti i presidi di sicurezza pubblica.
Bergamin ha tempo per le “sparate” su Esercito e Putin, ma trascura di fare squadra per difendere e potenziare quelli che sono i presidi dello Stato sul territorio al fine di garantire la sicurezza dei rodigini e dei polesani.
Questo Sindaco non ne azzecca neanche una; l’imbarazzo dei suoi alleati è palpabile ed ampiamente comprensibile. Nella stessa Lega Nord serpeggia un forte malessere. Rovigo avrebbe bisogno di una svolta.
Il Segretario Provinciale PD
Julik Zanellato