Si sa che la coerenza sembra non essere più una virtù necessaria sulla scena pubblica italiana. Non ha pressoché alcuna conseguenza per una parte di elettorato che un giorno si minacci l’impeachment del Presidente della Repubblica e il giorno dopo lo si vada a trovare come nulla fosse. O che si dica alla vigilia della campagna elettorale “Mai con Salvini, fa schifo” e poi ci si fa un governo insieme. Non è un fatto secondario, perché la cifra di questo governo sarà fatta di parole di fuoco per il popolo dei propri tifosi e una compiacenza di fatto per poteri che non vanno disturbati.
Ma la democrazia vive di confronti e di controlli. E noi che stiamo all’opposizione abbiamo il dovere invece di parlare e di non scoraggiarsi nel ricordare i presupposti della vita democratica. Prima o poi i conti si dovranno fare ed anche questa leggerezza nel dire tutto ed il contrario di tutto – per il momento senza pagare dazio – verrà giudicata.
Il governo del cambiamento, il popolo contro le élite? E io dico che nel nuovo Governo le élite, le solite élite dei poteri immutabili, ci sguazzano. Con il probabile esito che i cambiamenti riguarderanno la propaganda e che gli interessi solidi non saranno toccati.
Di Savona ho già detto, ha attraversato per decenni tutti i cosiddetti poteri forti del paese, da Banca d’Italia, a Confindustria, a rappresentante di fondi di investimento a Londra e in Lussemburgo (trasparenza, trasparenza) da Ministro naturalmente, a presidente di Impregilo dove faceva un po’ di cosmesi fiscale e manovrava con Dell’Utri per ottenere gli appalti del Ponte di Messina, uno dei grandi scandali del centro destra insieme al Mose (ah sì, è stato anche presidente del Consorzio Venezia Nuova).
Il Presidente del Consiglio, al netto di qualche ottimistico rimaneggiamento del curriculum, è il tipico rappresentante di mondi che allignano nell’immutabile potere della burocrazia romana. Tanto per dire è vicepresidente del Consiglio della Giustizia amministrativa. Pensate che si entri lì senza il consenso dei poteri burocratici?
Abbiamo al Governo anche un generale dell’Arma dei Carabinieri. Viva l’Arma, è passato il tempo in cui ci si preoccupava dei carabinieri nei loro incroci con la politica (generale Di Lorenzo e dintorni). Un generale dei carabinieri contro l’establishment? Mah, sarà positivamente contro la malavita, credo.
Il Ministro della Difesa è Elisabetta Trenta. Ricercatrice presso il Centro Studi Militare di Studi Strategici. Un ente del Ministero della Difesa. Che si colloca all’incrocio necessariamente un po’ oscuro tra attività di studio e copertura di operazioni dei Servizi Segreti. L’attuale Ministro risulta che abbia presieduto una società che reclutava mercenari per le guerre in vicino oriente. A proposito di conflitti di interesse è sposata con un colonnello dell’Arma ai vertici di Segredifesa, ufficio che si occupa di tutti i contratti della Difesa. Il popolo contro le élite?
Il Ministro del Tesoro. Persona seria ed affidabile. Da sempre nell’entourage dei controllori della spesa. Sodale di Renato Brunetta. Presidente della Scuola Nazionale dell’Amministrazione. Organo della Presidenza del Consiglio che ha il compito di selezionare, reclutare e formare i funzionari e i dirigenti pubblici. Pensate che si abbia questo ruolo senza il consenso dei vertici dell’alta burocrazia?
Persone competenti quindi? Sì, queste sì e questo è positivo, al di là di giudicare poi dai fatti. Ma sono certamente parte della “casta”, delle élite del paese, che delle élite hanno goduto di vantaggi e della immutabilità di poteri che sopravvivono ad ogni mutamento politico… Ecco, altro che uno vale uno, delle competenze c’è bisogno. E hanno scelto competenze ben ammanicate nei poteri. Per il potere tutto si fa. E il famoso apriscatole è scomparso dall’orizzonte.
E naturalmente i garruli “intellettuali” di sinistra che hanno invitato a votare i grillini, indignati per la pochezza del PD sono diventati muti. Non hanno nulla da dire sul fatto che grazie anche ai loro voti diventa Ministro “della Famiglia” un signore che pensa che l’omosessualità sia una malattia, che di famiglia ce n’è una sola, che l’aborto è un femminicidio. Altro che lamentele perché non fu approvata (non avendo i voti) la step child adoption. Ce l’avevano con Minniti e con i loro voti si ritrovano Salvini, alleato con i fascisti dell’Est. Parole d’ordine di una destra radicale. Tutti zitti.
Sto con Michele Serra, che ci invita nel fare opposizione “a tenere gli occhi bene aperti, la guardia alta e soprattutto la mente serena. È quello che si deve cercare di fare. Buona opposizione a tutti”.
Giaretta Paolo