“La riforma delle Ipab non è più rinviabile: il testo deve essere discusso in Consiglio prima possibile, ma non è ancora arrivato in Commissione a sei mesi dal suo deposito, visto che è datato 21 ottobre. Da sola però non è sufficiente a dare le risposte alle esigenze di un settore già in sofferenza, anche perché il numero degli anziani non autosufficienti è in crescita, oltre 200mila in tutto il Veneto. La riforma va accompagnata con altre misure, come la revisione degli standard di accreditamento per le strutture sanitarie e sociosanitarie e la riqualificazione delle varie figure professionali per colmare le carenze in organico, che non sono soltanto quantitative”. È quanto chiedono le esponenti in Quinta Commissione del Partito Democratico Francesca Zottis e Anna Maria Bigon, insieme al capogruppo Giacomo Possamai e ai consiglieri Vanessa Camani, Jonatan Montanariello e Andrea Zanoni, tornando sul provvedimento atteso da ormai vent’anni, con il Veneto unico inadempiente insieme alla Sicilia. “La trasformazione delle Ipab in Aziende pubbliche di servizio alla persona è fondamentale per la sostenibilità economico-finanziaria, evitando che le difficoltà nel far quadrare i conti si scarichino sulle famiglie. Già oggi la situazione è drammatica ed è ulteriormente peggiorata con la pandemia, che ha fatto impennare le spese e ridotto le entrate: le impegnative di residenzialità sono circa seimila in meno dei posti letto accreditati (26mila contro 32mila) e con un importo fermo da anni; così c’è chi è costretto a spendere ogni mese fino a 3mila euro per mantenere un proprio caro in queste strutture. È una vergogna non più tollerabile. Lo stallo della riforma ha spalancato le porte al privato commerciale, senza portare un beneficio agli utenti e ai loro familiari. Crediamo perciò sia arrivato il momento di rivedere la legge 22 del 2002 sui criteri di autorizzazione e accreditamento”.
“Tutto questo però – sottolineano i consiglieri dem – non basta ancora. Dobbiamo intervenire sul personale, aumentando non solo gli organici, ma anche le professionalità visto che sono cresciuti e modificati i fabbisogni assistenziali. Richiedere un potenziamento di ore per i corsi infermieristici, ad esempio, è doveroso, ma non sufficiente a maggior ragione se non si sono poste le condizioni in precedenza, tagliando i percorsi a Conegliano e Mirano”.
“Infine, allargando lo sguardo all’intera filiera dell’assistenza, pensiamo sia indispensabile rivedere anche il Piano sociosanitario nell’ottica di un forte potenziamento della domiciliarità e di avvio organico e pianificato delle esperienze di cohousing già presenti in Veneto”.