“Dietro al caso scoperchiato da Report le eventuali responsabilità non sono soltanto tecniche, ma politiche e per questo Zaia deve presentarsi in Consiglio in modo da potersi confrontare a 360 gradi sulla gestione della pandemia. La proposta di una seduta di Quinta commissione alla presenza dei tecnici, perché sono loro che si occupano di tamponi e delle modalità di contact tracing è insufficiente: il tema non è la disamina tecnica delle procedure in campo sanitario, ma la discussione sulle scelte politiche compiute nei mesi della pandemia. Non è accettabile lo scaricabarile sulla parte tecnica della Regione, già iniziato in questi giorni, né che sia lui a decidere le modalità con cui si debba fare chiarezza. C’è una sede istituzionale e lì si discute, nel rispetto di tutte le forze politiche e di tutti i veneti”. A ribadirlo sono i consiglieri del Gruppo del Partito Democratico, dopo le polemiche di ieri in aula, con l’abbandono dei lavori da parte dei rappresentanti di opposizione in attesa di potersi confrontare con Zaia a Palazzo Ferro Fini martedì prossimo.
“La Commissione non esclude il Consiglio: siamo favorevoli ad ascoltare i tecnici su tutti i temi sollevati dall’inchiesta di Report, ma ovviamente non è sufficiente, perché noi non siamo tecnici. Non vediamo il presidente Zaia in Consiglio dalla seduta di insediamento, l’ultima volta a dicembre si è collegato in streaming: di cosa ha paura, di sporcare con una presenza il ruolino di marcia? Il confronto è il sale della democrazia, ma il presidente ormai è troppo abituato alle conferenze stampa a Marghera. I tecnici risponderanno alle nostre domande in Commissione e il presidente lo faccia in Consiglio. Ieri il vicepresidente dell’assemblea, Finco, ha garantito che si sarebbe presentato in aula, adesso assistiamo ad un inspiegabile dietrofront. È una presa in giro che offende non solo noi, ma tutti i veneti che hanno diritto ad assistere ad un confronto democratico”.