Venezia, 12 settembre 2017 – Ci mancavano le liste di proscrizione tra le tante ‘perle’ del presidente commentologo Ciambetti, che non perde occasione per agire come fosse il capogruppo della Lega. Indicare il sottoscritto e altri colleghi del Partito Democratico come ‘quelli che vogliono impedire ai veneti di votare’, cosa fatta sul proprio profilo Facebook, è assolutamente falso e scorretto. Questo comportamento evidenzia due cose: siamo di fronte a una consultazione di parte e un presidente del Consiglio che presta il fianco a un linciaggio mediatico è inadeguato alla posizione che ricopre. Giustificarsi, nascondersi, dietro al fatto che è un profilo privato fa ridere. Il suo ruolo dovebbe essere di garante. Sempre”. A dirlo è l’esponente dem Graziano Azzalin, che ieri ha presentato alla Corte dei Conti un esposto sottoscritto dal deputato Alessandro Naccarato, denunciando, tra l’altro, la mancanza di imparzialità del piano di comunicazione della Giunta.
Non andare a votare rientra tra le legittime scelte degli elettori, ipotesi non contemplata evidentemente da Zaia e dalla maggioranza che lo sostiene, visto che stiamo assistendo a una propaganda a tamburo battente, ben diversa dalle finalità istituzionali che dovrebbero essere, per legge, di semplice comunicazione. Si sta trasformando una campagna elettorale in un Far west e il presidente del Consiglio si presta a questo gioco, aizzando sul web la propria claque. Qua si vuole criminalizzare chi la pensa in modo diverso, invece bisognerebbe rispettare le idee altrui. È alla base del confronto democratico, ma probabilmente non è contemplato nello Stato veneto che sognano questi signori. L’astensione è un diritto, chissà perché non hanno mai usato toni simili nei confronti dei milioni di elettori che per disaffezione o protesta nei confronti della classe politica, disertano le urne alle amministrative o alle politiche.
Rivendichiamo – continua Azzalin – la scelta di non partecipare a una consultazione truffa, che non servirà a niente, come certificato dalla Corte Costituzionale. Il negoziato, il cui eventuale esito negativo costituiva condizione indispensabile per indire il referendum sulla base del quesito ammesso dalla Corte, è stato attivato dalla Giunta nel marzo 2016: il Governo però non ha mai respinto questa richiesta. La trattativa, che poteva essere fatta già adesso a costo zero anziché spendere 14 milioni sottratti alla soluzione dei veri problemi che affliggono il Veneto, non è mai decollata per una precisa e deliberata scelta della Regione che vuole arrivare a uno scontro istituzionale