Rovigo 11 agosto 2017 – Bisogna fare i complimenti al Sindaco Bergamin: la sua capacità di utilizzare le parole (o quella del suo addetto stampa o di chi lo consiglia) è veramente notevole. È stato in grado di trasformare un voltafaccia clamoroso sulla questione “Acque Venete” in una sorta di vittoria, decantando risultati che, in realtà, altro non sono che l’accettazione di condizioni poste sul tavolo da mesi da parte dei 35 Sindaci che hanno lavorato al progetto di fusione, verificandone nei dettagli la fattibilità.
Chi ha seguito da vicino l’evolversi della situazione sa bene che queste condizioni erano state concordate dagli Amministratori nel corso di lunghe trattative e che il Sindaco di Rovigo ne era informato già in occasione delle precedenti assemblee. Perché, allora, fino a pochi giorni fa, Bergamin si è sempre dichiarato contrario alla fusione? Perché questa messa in scena, con giravolta improvvisa dell’ultimo minuto?
Il ristorno in tempi rapidi di quanto dovuto da Polesine Acque alle Amministrazioni Comunali del Polesine era sul piatto da quattro mesi; la sede di Rovigo, che stava già trattando Polesine Acque, viene trasferita al nuovo soggetto che non ne ha mai proposto la chiusura; il personale è sempre stato garantito; per la governance ci sono sempre state disponibilità di modifica e per i primi esercizi era già previsto un accordo su presidenza e vicepresidenza per i due territori.
Queste condizioni erano già state concordate ben prima dell’improvviso risveglio di Bergamin.
Un “tira e molla” durato quattro mesi, che non è stato altro che un cinema senza costrutto, con una decisione finale dovuta solo a misere necessità di equilibrio di maggioranza e all’impellente bisogno di reperire fondi a causa della sua improvvida gestione della questione “lodo Baldetti”. Niente a che vedere con una città che, anche a causa delle difficoltà dell’Ente Provincia, ha necessità di identificarsi come vero Capoluogo. Questo è solo il peggior esempio di gestione esistente e perennemente a rimorchio.
Il fatto che il Presidente Cortelazzo sostenga il gioco del Sindaco di Rovigo è cosa scontata e, provando a mettersi nei suoi panni, addirittura comprensibile: l’importante era il risultato, pervenire alla fusione, e, a risultato ottenuto, mantenere un atteggiamento che non pregiudichi ulteriormente i già precari equilibri all’interno della maggioranza che governa Rovigo.
Ci permettiamo però un’amara risata nel constatare come, per garantire la continuazione di questa fallimentare esperienza di governo della città, gli alleati siano costretti ad assecondare il Sindaco nelle sue manie di protagonismo.
E un’ultima considerazione: l’aver rifiutato il dialogo con il gruppo di Sindaci del proprio territorio e l’aver preteso di discutere direttamente con CVS, in barba ad ogni basilare regola di rispetto istituzionale, non porterà sicuramente “fortuna” al Comune di Rovigo.
Giorgia Businaro
Consigliere Comunale Partito Democratico