Roma, 2 agosto 2017
qualche riflessione da condividere sulla cosiddetta “emergenza profughi”. In particolare, la vicenda dei migranti destinati a Taglio di Po merita una riflessione articolata e, soprattutto, in grado di fornire qualche maggiore elemento di verità, rispetto ad una discussione troppo spesso urlata e sfociata nell’incontro con il prefetto di pochi giorni fa.
1. Per cominciare, massima solidarietà al sindaco del Partito democratico Francesco Siviero e all’amministrazione comunale, oggetto di una serie di attacchi fin troppo scopertamente strumentali e finalizzati alla (maldestra) ricerca di una sorta di rivincita post-elettorale, a distanza di poche settimane da un voto amministrativo che ha dato un risultato molto chiaro. Ci sembra che l’amministrazione si sia mossa con equilibrio, utilizzando gli strumenti a propria disposizione e ricercando la sintesi tra le diverse forze politiche. Chi dall’opposizione ha cavalcato la protesta ogni limite, creando un clima da “corrida”, chiamando alle barricate e favorendo la presenza (o l’inflitrazione di forze di estrema destra o dichiaratamente neo-fasciste come Forza nuova) non ha certo reso un grande servizio alla comunità né ad una risoluzione del “problema”.
2. Come ha spiegato più volte (anche) il prefetto Enrico Caterino, i poteri di una amministrazione comunale, in questo caso, sono davvero molto limitati. Peraltro, andrebbe realmente apprezzata la disponibilità del prefetto a ricercare il dialogo con le istituzioni locali e con i cittadini, nel segno della chiarezza e della responsabilità. Dovrebbe essere noto che il prefetto non rappresenta il governo “di un partito”, ma lo stato italiano, il governo come istituzione, non una istituzione “di parte” come si è cercato di argomentare in modo davvero poco corretto, magari per aumentare la confusione.
3. Ci ritroviamo pienamente nelle parole di chi in questi giorni, a cominciare da Siviero e dal vicepresidente della Provincia di Rovigo Piasentini, si è detto disgustato da toni ed espressioni apertamente razzisti, dal paragone tra “profughi” e “animali”, dai richiami striscianti al fascismo o alla violenza di piazza ecc. Si può criticare un governo o un presunto metodo di accoglienza, è sacrosanto!, ma la discussione non può trascendere oltre certi livelli e specialmente chi occupa ruoli istituzionali di qualsiasi tipo non può avallare slogan e motivi di questo tipo.
4. Queste settimane sono state caratterizzate da una forte iniziativa del Governo (e del Parlamento) in materia di “emergenza profughi”. Siamo dunque obbligati a fornire qualche dato e qualche notizia… concreta, in mezzo a tanta propaganda urlata. a. Diminuisce, per la prima volta nel corso del 2017, il numero degli sbarchi di migranti in Italia: sono 95.215 ad oggi, contro i 97.892 del 2016. Dal 1° gennaio al 2 agosto si è registrato, come indicano i dati del Viminale, un calo del 2,7%. I flussi migratori, che vanno dal Nord Africa verso l’Europa e l’Italia, stanno subendo quindi una riduzione, come confermato anche dall’Ufficio di coordinamento per il Mediterraneo dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim); b. Proprio in queste ore, il Parlamento ha dato il via libera alla missione navale in Libia, con l’obiettivo di contenere in maniera significativa gli sbarchi, contrastare l’illegalità, garantire la sicurezza del nostro Paese. Analogamente, il recente decreto Minniti ha messo sul tavolo tre linee d’azione: la prima è un nuovo governo dei flussi, agendo direttamente dai porti libici in cui i profughi si imbarcano. La seconda iniziativa riguarda la drastica riduzione dei Centri di accoglienza in favore di soluzioni su larga scala come quella, ad esempio, degli Sprar. La terza iniziativa è il taglio dei tempi per concedere o meno lo status di rifugiati, portandoli da 2 anni a 6 mesi; c. Infine, pur restando indiscutibile la prevalenza del diritto marittimo internazionale, saranno valutati a livello giuridico provvedimenti o regolamenti con un effetto cogente sulla condotta delle ong impegnate nei salvataggi. Tra i punti del nuovo codice, il divieto – tra gli altri – per le ong di entrare nelle acque libiche, di spegnere il trasponder, di trasbordare i migranti sul altre imbarcazioni e, soprattutto, la disponibilità a ricevere a bordo ufficiali di polizia giudiziaria. L’obiettivo, anche in questo caso, è quello di dare regole comuni.
on. Diego Crivellari