In Aula abbiamo ringraziato tutto il personale sanitario che in questi mesi e in queste settimane si è prodigato, ai lavoratori che hanno consentito la prosecuzione dell’attività di servizi pubblici essenziali e anche di tanta parte dell’attività economica. Abbiamo ringraziato il legislatore che nel 1978 ha stabilito che il sistema sanitario fosse pubblico ed universalistico. I Ministri Anselmi ed Aniasi che edificarono questo monumento democratico che nel nostro Paese impedisce che qualcuno venga discriminato per censo rispetto all’accesso alle cure. Fa piacere sapere che in questo momento è tornato un forte afflato e un amore per la centralità del Parlamento. E’ auspicabile che questa discussione superi anche le tentazioni antipolitiche: mettiamoli via una volta per tutte gli apriscatole. Ci auguriamo che anche le pulsioni verticistiche siano superate.
Nel dibattito abbiamo evidenziato alcuni aspetti. Alla domanda su quale sia il modo migliore per fronteggiare questa pandemia non c’è una risposta certa, perché non sappiamo ancora chi stiamo combattendo e non sappiamo quali saranno le sue prossime mosse. Ci dovremo rassegnare a un progressivo aggiustamento e a una flessibilità dei provvedimenti perché questo sarà inevitabile. Il secondo è che non è vero che questo Paese è stato bloccato: anche nella fase di lockdown, con il meccanismo del silenzio-assenso e della autorizzazione delle prefetture, le persone sono tornate al lavoro e noi le vogliamo ringraziare perché, se non lo raccontiamo, non raccontiamo di tanti operai, di tante lavoratrici che si stanno sacrificando correndo dei rischi in queste settimane. Terzo, il nostro nemico è la paura e la paura si vince soltanto sconfiggendo l’andamento incontrollato del contagio. Per questa ragione abbiamo apprezzato le parole del Presidente Conte quando ha detto che laddove la curva determinasse degli andamenti di carattere positivo sarà giusto anche ripensare le indicazioni che sono emerse fino a qui. Poi c’è la questione della lotta alla burocrazia. Sarebbe davvero un paradosso se lo sforzo fatto per recuperare risorse a livello europeo e a livello nazionale alla fine si incagliasse in una burocrazia che non è in grado di sostenere la velocità della spesa. Nelle prossime settimane potrebbe esserci un’onda di malessere enorme. Ci sono due strade: cavalcarla o provare a dare una risposta politica. Noi vogliamo percorrere questa seconda, perché crediamo che sia corrispondente al ruolo che ci è assegnato e alla storia migliore della Repubblica di questo Paese.