L’intervista al presidente del Parlamento Ue di Alberto D’Argenio – la Repubblica.
Martedì al termine della visita al confine tra Grecia e Turchia dei tre presidenti delle istituzioni Ue, la cristiano-democratica Ursula von der Leyen, a capo della Commissione europea, ha detto che la Grecia è «lo scudo» dell’Unione.
David Sassoli, lei era lì insieme a Charles Michel: da presidente dell’Europarlamento e da esponente del centrosinistra italiano condivide questa affermazione?
«Scudo nei confronti degli immigrati mai. E anche la presidente si è riferita ad una frontiera europea che è interesse comune proteggere in conformità al diritto internazionale. Nel corso della visita in Grecia, comunque, abbiamo ribadito la contrarietà delle istituzioni europee a qualsiasi ipotesi di sospendere l’esame delle domande dei richiedenti asilo. Alle nostre frontiere tutti hanno diritto di chiederlo. Ed è dovere delle autorità nazionali dare una risposta. Credo che le autorità greche condividano questa posizione».
Abbiamo visto video di inaudita violenza alle frontiere terrestri e di spari e speronamenti in mare per non far entrare i migranti. Non pensa che l’Europa dovrebbe stigmatizzare questo comportamento da parte delle autorità greche?
«La Grecia è un Paese dove esiste lo stato di diritto. Ogni violenza ingiustificata e non proporzionata è intollerabile e come tale dev’essere punita. Sono sicuro che le istituzioni e la magistratura greca proteggeranno lo spirito democratico del Paese. La pressione comunque è molto alta e abbiamo il dovere di dare delle risposte allo smarrimento dei cittadini che da tempo sono soli ad affrontare una straordinaria emergenza. Penso agli abitanti di Lesbo e Samo che dal 2015 hanno dato prova di solidarietà e accoglienza e che oggi si sentono abbandonati».
Non sembra che le cose stiano cambiando.
«Ieri la Commissione europea ha annunciato un piano per aiutare la Grecia. Siamo d’accordo. Oltre ad un potenziamento di Frontex vi saranno 700milioni di euro per l’emergenza. Bene, noi siamo autorità di bilancio e il voto del Parlamento sarà indispensabile per mobilitare le risorse. Per questo chiederemo che i finanziamenti siano condizionati alla messa in opera di corridoi umanitari per una redistribuzione dei circa 4mila minori non accompagnati e di altre categorie vulnerabili. Non ci rendiamo conto di quanta umanità vi sia nei nostri Paesi. E dobbiamo farla emergere. Non si ha idea di quanti comuni, associazioni, chiese, Ong, famiglie chiedano di poter ospitare i ragazzi che hanno lasciato tutto e oggi sono abbandonati. Questi europei sono i nostri alleati».
Erdogan ha affermato che la Ue deve appoggiare la Turchia in Siria per tornare alla normalità: è davvero questo l’obiettivo del presidente?
«La Turchia non è un nemico, ma deve rispettare l’accordo sui migranti e soprattutto la loro dignità. È evidente che ci separano tante cose ma noi possiamo intervenire solo con la politica e la diplomazia».
Con il senno del poi non pensa che nel 2016 l’Europa abbia sbagliato ad appaltare alla Turchia la gestione migranti? Anziché affidarsi a Erdogan, non sarebbe stato meglio mettere nell’angolo i Visegrad e dotarci di una politica comune che ci avrebbe permesso di risolvere una volta per tutte la questione?
«L’Europa non c’è perché gli Stati nazionali non accettano di trasferire poteri all’Unione. Negare la sovranità europea in nome di un malinteso senso della sovranità nazionale è ormai un delitto contro la sicurezza dei cittadini europei. In Grecia si sommano due questioni: i migranti presenti da molti anni e la nuova ondata di queste settimane. È tempo di agire con lungimiranza e procedere subito ad una redistribuzione dei migranti negli Stati membri dell’Unione e mettere mano una volta per tutte ad una riforma strutturale e permanente della politica comune sull’asilo e l’immigrazione. Basta con le emergenze».
L’Europa verserà altri soldi alla Turchia oltre ai 6 miliardi di finanziamento accordati dal 2016 per la gestione dei rifugiati sul suo territorio?
«Le discussioni sono appena iniziate, ma è chiaro che per noi ogni nuovo finanziamento deve essere gestito dalle organizzazioni umanitarie».
Quanto daremo questa volta?
«La nostra posizione sarà quella delle organizzazioni umanitarie, delle Nazioni Unite e delle Ong in quanto quei soldi devono essere usati da loro per gestire i campi profughi, per la sanità e per l’istruzione dei bambini».
Ma così finiremmo ancora a dare dei soldi che Erdogan ci chiede da mesi. In questo modo non dovrà pagare il mantenimento dei rifugiati in Turchia e continuerà ad avere un accordo con l’Europa che finora gli ha permesso ogni volta di sfidarci minacciando invasioni di migranti: lo abbiamo visto con l’invasione della Siria o con le mire di Ankara in Libia. Non trova sia un ricatto?
«Se questa fosse l’intenzione del governo turco sarebbe uno sforzo inutile. Le nostre opinioni pubbliche sono mature e il Parlamento europeo non lo consentirebbe».