Rovigo 8/10/2015 – Il Polesine rischia di subire un inesorabile e progressivo declino, non riuscendo a stare al passo dei grandi cambiamenti che stanno caratterizzando il nostro Paese, l’Europa ed un mondo sempre più globalizzato.
I pezzi di territorio che compongono la nostra provincia si sentono slegati fra di loro; l’Alto Polesine e il Delta del Po, l’uno attratto dall’influsso del Veronese e l’altro dall’influsso Lagunare, faticano ad attribuire a Rovigo il ruolo di un vero Capoluogo.
Gli stessi processi di riorganizzazione che hanno riguardato importanti entità come la Camera di Commercio, l’Amministrazione Scolastica, la Giustizia e le sue sedi territoriali non sono stati accomunati da una visione strategica organica e lineare.
Il riassetto di altri servizi fondamentali per la sicurezza dei cittadini assicurati da prefetture, questure e strutture dei vigili del fuoco potrebbe favorire una ulteriore frammentazione amministrativa e politica penalizzante per il Polesine.
La ricetta per contrastare uno scenario di declino apparentemente ineluttabile non possono essere l’immobilismo della politica, la conservazione dello status quo, l’approccio campanilistico; la politica polesana deve osare, volare alto, anticipare i processi, partecipare in modo attivo al cambiamento.
Va detto chiaramente che non possiamo più permetterci 50 Comuni in un territorio di 250.000 abitanti e dal basso, con il coinvolgimento dei cittadini e del tessuto associativo, va avviato un processo di semplificazione burocratica, efficienza amministrativa ed organizzazione dei servizi su una scala territoriale di dimensioni ottimali incardinata su 10-15 poli provinciali, al fine di potenziare la capacità di intervento dei Comuni, soprattutto in ambito sociale, educativo e culturale per rafforzare il welfare.
E’ inoltre anacronistico difendere la permanenza di due ULSS sul nostro territorio o avviare tra Adria e Rovigo una guerra per contendersi la futura sede amministrativa della nuova ULSS provinciale prevista dalla riforma della sanità veneta proposta da Zaia. Noi accettiamo la sfida di una sanità veneta più efficiente e chiediamo alla Regione di osare ancora di più e di dimensionare le nuove ULSS non sulla base dei confini geografici provinciali ma sulla base di bacini di utenza ottimali di 400-500.000 abitanti, in linea con gli indirizzi normativi statali e con criteri epidemiologici e scientifici. Nel nostro caso l’ambito territoriale potrebbe estendersi alla Bassa Padovana e al Basso Veneziano, rafforzando il ruolo del Polesine. Il risparmio di risorse derivante dall’alleggerimento delle strutture di coordinamento amministrativo e dalla centralizzazione degli approvvigionamenti andrebbe poi reinvestito sui territori per salvaguardare gli attuali presidi ospedalieri e potenziare la rete diffusa dei servizi socio-sanitari territoriali. Più servizi, meno burocrazia: questo è l’obiettivo da perseguire!
E’ venuto anche il momento di agire in modo innovativo e coraggioso sulla gestione delle società che si occupano nella nostra provincia delle utilities (acqua, rifiuti, gas, energia), non solo per migliorarne l’efficienza operativa ma soprattutto per rafforzarle da un punto di vista patrimoniale e finanziario, al fine di realizzare sul territorio investimenti significativi per il miglioramento dei servizi; nell’ambito di una strategia più generale di alleanze territoriali riteniamo che possa essere interessante una prospettiva di gestione unitaria delle utilities nel solco di un processo di aggregazione regionale del quale il Polesine sia precursore.
Julik Zanellato – Segretario Provinciale del Partito Democratico