CASO COIMPO <Nella Regione Veneto insistono 26 impianti di compostaggio e di gestione anaerobica e i fanghi prodotti dalla depurazione biologica delle acque reflue urbane vengono destinati in gran parte al compostaggio e anche all’impiego in agricoltura, con elevate criticità, che sono emerse, connesse all’acclarato eccesso di produzione di tali fanghi, che spesso comporta il loro illecito smaltimento, con conseguente danneggiamento dei territori nei quali vengono distribuiti. In tale contesto si inserisce la vicenda della società Coimpo, sita in Adria, località di Cà Emo, che nella lavorazione dei fanghi faceva ricorso impropriamente all’uso di acido solforico, sicché, come tristemente noto, in data 22 settembre 2014, a seguito di un incidente legato all’uso di questa sostanza in una vasca interrata, si verificava una reazione chimica che provocava la morte di quattro lavoratori. La suddetta vicenda ha fatto appunto emergere un problema diffuso in tutte le province venete, posto che i terreni agricoli disponibili sono limitati rispetto alla quantità di fanghi lavorati. Non a caso, proprio nei confronti di questa società è emersa l’ipotesi del reato di cui all’articolo 260 del decreto legislativo n.152, che riguarda il traffico organizzato di rifiuti>.
VALDASTICO SUD. <Altra vicenda esaminata nella relazione concerne la realizzazione dell’autostrada A31, cosiddetta Valdastico Sud. Le indagini svolte dalla procura distrettuale antimafia di Venezia hanno posto in evidenza che nei sottofondi rilevati dell’autostrada sono stati utilizzati materiali tossico-nocivi in un contesto di diffusa illegalità e omertà che vede coinvolte moltissime delle imprese fornitrici indagate>.
CENTRALE ENEL. <Infine, la Commissione d’inchiesta si è occupata delle vicende giudiziarie che hanno investito la centrale termoelettrica Enel di Polesine Camerini, Porto Tolle. La società Enel ha gestito la centrale termoelettrica di Polesine Camerini dal 1980 al 2009. Sulla gestione della centrale, oltre a numerose decisioni dei giudici di merito, è intervenuta la Corte di cassazione che, con la sentenza n. 16.422, in data 11 gennaio 2011, ha confermato l’impianto accusatorio quale delineato dal tribunale di Rovigo, sezione distaccata di Adria, nella sentenza del 2006 e, sebbene con dichiarazione di prescrizione dei reati, ha riconosciuto la responsabilità penale oltre che dei direttori di centrale anche e soprattutto degli amministratori delegati dell’Enel di quel tempo. Quanto al futuro del sito della centrale termoelettrica di Polesine Camerini, come ha dichiarato l’amministratore delegato di Enel Produzione, Giuseppe Molina, la società, a distanza circa di sette anni dalla chiusura della centrale termoelettrica, ha eseguito la bonifica e la demolizione di un solo serbatoio di olio combustibile denso dei nove che insistono sul sito, mentre per la bonifica degli altri otto, alla data dell’audizione del direttore, 14 dicembre 2015, erano in corso le gare d’appalto>.
<Il quadro generale – ha concluso il parlamentare del Partito Democratico DIEGO CRIVELLARI – che emerge disvela un grave inquinamento, a macchia di leopardo, anche di carattere storico, su tutto il territorio regionale, determinato soprattutto da illeciti trattamenti e/o smaltimenti di rifiuti speciali. Inoltre, il diffuso comportamento illegale che caratterizza pezzi importanti di imprenditoria del settore, spesso in concorso con funzionari pubblici compiacenti e di soggetti legati alla politica locale, determina una situazione che merita grande attenzione per evitare che, anche in questo settore, eventuali fenomeni di infiltrazione della malavita organizzata si allarghino a macchia d’olio>.