Pubblicato il 26 giugno 2017, da Realtà padovana
Ci sono le ragioni di una grande festa. La vittoria di Padova per noi padovani fa mettere in secondo piano tutto il resto.
Un primissimo commento sulle ragioni della vittoria. Si è riusciti a realizzare una mobilitazione di popolo. Di campagne elettorali ne ho viste e fatte tante, ma la novità di questa è stata la quantità di persone che si sono mosse senza precedenti esperienze di impegno politico diretto. Hanno fatto la differenza. E per questo vanno tutti ringraziati perché è stata una mobilitazione essenziale per la vittoria
Ha funzionato la formula. Ci sono state polemiche molto acese quando non si fecero le primarie. Anche con insulti, perché i faziosi non mancano mai. Ma sono contento che i fatti abbiano dimostrato che avevo ragione a sostenere che le mancate primarie avrebbero potuto essere una risorsa, consentendo ad ognuno dei due candidati di esplorate fino in fondo i propri potenziali elettorati. La vittoria per 3400 voti fa capire che probabilmente non sarebbe avvenuta senza due fattori necessari: la capacità di Giordani di mobilitare un elettorato moderato e quella di Lorenzoni di riorganizzare sulla sfida di governo un campo progressista/ambientalista.
Poi sono stati bravi i due candidati a trasmettere un messaggio forte di coesione e di rapporto di fiducia, un clima ben diverso da quello della volta scorsa.
Comunque si conferma: Padova è una città a metà, il centro destra resta forte e per vincere bisogna sempre inventarsi qualcosa.
Quella di Bitonci al ballottaggio è stata davvero una campagna indecorosa, fatta di insulti, di denigrazione personale, di bugie colossali. Però attenzione, purtroppo ha funzionato. Non sufficiente per vincere ma per andarci vicino. Leggiamo i dati in valore assoluto che sono sempre quelli che si avvicinano di più alla realtà. Bitonci tra il primo ed il secondo turno sale da 39.413 voti a 44.488. Non bastano i teorici 1528 voti della lista Sposato a spiegare la crescita. Ci deve essere stato un elettorato M5S che ha contribuito oltre a parte delle liste minori a destra. E comunque i messaggi terroristici sui centri sociali al potere, l’esproprio delle case, le moschee dappertutto hanno mobilitato pezzi di elettorato.
Nel caso di Giordani al secondo turno come c’era da aspettarsi non arrivano tutti i voti della somma dei due elettorati. Ne arrivano parecchi di meno. Avrebbero dovuto essere 50.950 sono stati 47.888. Tenendo conto che qualche voto M5S sarà arrivato c’è stato una perdita di voti sia nell’area centrista, spaventata dalla ossessione dei centri sociali (!?!, mitica figura retorica) e in certi settori della Sinistra più radicale mai contenti e sfuggenti alla responsabilità di governo.
Ora appunto la sfida del buon governo. L’eredità tossica di Bitonci è quella di una città divisa, in cui sono cresciuti rancori e paure. È impressionante anche la distribuzione territoriale del voto: centro ed estreme periferie a Bitonci, la città di mezzo a Giordani. Da qui bisogna ripartire con un grande sogno positivo sulla città, con le giuste ambizioni e con la concretezza del fare. Per risanare questa città divisa e dargli un futuro. E’ possibile, le risorse politiche, ideali e motivazionali ci sono. Bisogna sfruttarle tutte con convinzione.
Sen. Paolo Giaretta