“La ripresa delle trivellazioni al largo dell’Adriatico è pericolosa e fuori dal tempo. Il Veneto, e in particolare la provincia di Rovigo, ha già pagato abbastanza per l’estrazione di idrocarburi, visti i danni provocati dalla subsidenza. Inoltre contrasta con il ‘Green deal europeo’ e gli impegni sulla transizione ecologica e la decarbonizzazione: è un salto nel passato”. Così Andrea Zanoni, consigliere regionale del Partito Democratico, anche a nome dei colleghi Anna Maria Bigon, Francesca Zottis e Jonatan Montanariello, esprime la propria contrarietà al via libera dato dal ministero per la Transizione ecologica alla Valutazione di impatto ambientale per il rinnovo di alcune concessioni e la messa in produzione di nuovi impianti estrattivi. “Mi unisco alle preoccupazioni non solo delle associazioni ambientaliste, ma anche dell’Anbi (l’associazione dei Consorzi di bonifica): è un controsenso se si pensa che appena tre anni fa il Governo ha rifinanziato gli interventi di mitigazione per i danni da subsidenza in Polesine e lungo la costa dell’Emilia Romagna”.
“Nella scorsa legislatura il nostro gruppo è stato fra i promotori del referendum contro le trivellazioni, abbiamo condotto una lunga battaglia e votato in dissenso rispetto alle indicazioni nazionali, consapevoli dei pericoli derivanti dalla ripresa delle estrazioni per l’ambiente, la pesca ed il turismo nella regione del Veneto e non solo. Motivi validi ancora oggi e su cui attendiamo ritrovi la parola il presidente Zaia: allora contrario ma negli ultimi giorni rimasto assolutamente muto”.